Monokini 2.0 è un progetto di moda che si concentra sul ripristino della fiducia nelle donne che hanno subito una mastectomia.
Tamara Catona e Katia Vaccaro sono due Estetiste Specializzate che amano questo settore dell'estetica professionale con a cuore l'accompagnamento.
Estetica Sociale - Estetica Oncologica Nei malati con un tumore in fase avanzata rilassa la muscolatura, migliora il tono dell'umore e aiuta a controllare la sofferenza.Su Annals of Internal Medicine uno studio condotto in 15 hospice negli Usa.
Il tocco di mani amiche può portare sollievo immediato ai malati con un tumore in fase avanzata, migliorando l’umore e alleviando il dolore. Lo confermano gli esperti dei National Institutes of Health americani, con uno studio che ha coinvolto 380 pazienti seguiti in 15 diversi hospice, le strutture specializzate per le cure palliative ai malati oncologici. Il massaggio si è mostrato più efficace della sola touch therapy (che raggruppa varie tecniche di contatto manuale) nel produrre benefici per il tono dell’umore e per il dolore, almeno nel breve e brevissimo termine. «Questo lavoro è importante, perché dimostra che il massaggio è sicuro ed efficace nel fornire sollievo immediato ai pazienti con cancro avanzato» hanno dichiarato gli autori. Pubblicato il maggio 25, 2015 di Io e il Signor H Avevo rimandato il momento fino all'ultimo momento, ma sabato ho preso la drastica decisione di rasarmi. In realtà prima sono stata 4 giorni senza fare la doccia. Mi lavavo a pezzi perché sapevo che nel momento in cui mi sarei lavata la testa avrei perso un quintale di capelli. E così è stato. Ho praticamente riempito il water di ciocche. Forse avrei resistito ancora per qualche giorno senza che si vedessero i “buchi” di capelli, ma ero davvero stanca di trovarmene ovunque.
Mi ha rasata mio fratello. O meglio…la moglie di mio padre tagliava con le forbici il grosso, il mio moroso mi teneva strette le mani e mio fratello si era impadronito del rasoio. Ho preferito che lo facesse lui perché era l’unica persona di cui mi preoccupavo per l’impatto visivo che avrebbe avuto. Non volevo presentarmi a casa sua così tanto cambiata di colpo..ed in questo modo lui ha vissuto tutto come un gioco, vedendo gradualmente la mia “pelataggine” diventare realtà. Devo dire che non è bellissimo avere la testa come un uovo sodo. Non è bello per niente. Forse a maggior ragione perché sono una donna che ha sempre avuto i capelli lunghi e non se li è mai voluta fare tagliare neanche di un centimetro. Il fatto è che il Signor H, che finora è sempre stato dentro di me e segreto agli occhi di tutti, in qualche modo si è palesato. Ma prima o poi sarebbe dovuto succedere ed avrei dovuto reagire positivamente. Come sapete avevo già provveduto con un po’ di shopping preparandomi a questo momento… ed ora sono molto tranquilla. La cosa in realtà mi fa anche un po’ ridere perché non ho mai dato importanza al mio look e invece adesso mi curo più che mai. Adoro i miei foulard ed i miei orecchini grandi che fanno sembrare un po’ meno vuoto il collo. Mi piace riempirmi di colore, fare gli abbinamenti e truccarmi. Mi sento normalissima e, allo stesso tempo, un po’ fuori di testa! Ieri mattina ad una festa ho incontrato un vicino di casa che non sa assolutamente nulla del Signor H: “Stai bene con il foulard in testa! Dovresti metterlo più spesso!” mi ha detto. “Sai cosa ti dico?? Credo proprio che lo metterò tutti i giorni!” Il post originale qui Massaggi. Cosa c’è di vero nelle informazioni tratte dal web? Le considerazioni e i suggerimenti degli esperti del Houston Methodist Cancer Center circa un mito sul cancro.Con l’avvento di Internet l’informazione è senz'altro migliorata e si è estesa a un numero sempre più vasto di persone. Non sempre, però, avere a disposizione così tanti mezzi di informazione, come quelli di cui disponiamo a questi tempi, può essere benefico. Nel web infatti molte informazioni sono completamente fuorvianti e divengono dannose nel momento in cui vengono veicolate, o peggio, esposte senza alcun controllo o conoscenza.
Tra queste, circolano decine di informazioni errate in merito allo sviluppo e diffusione del cancro. Per fortuna ci hanno pensato gli esperti del Houston Methodist Cancer Center a fare un po’ di luce su un famoso luogo comune che viene veicolato attraverso media poco attendibili. Il massaggio. Pubblicato il aprile 20, 2015 di stribili Dicono che i capelli crescono di un centimetro ogni mese. Questa è la mia coda: 70 mesi dalla sua nascita = 70 centimetri (ma secondo me di più!) Da quando mi sono ricresciuti dopo la chemio non li ho mai tagliati, li ho lasciati andare così come crescevano senza mai dargli un taglio, si vede direte voi. Credo che sia giunto il momento, anche se non sono molto convinta perché penso che i ricci se ne andranno definitivamente. Eppure sette anni fa ero passata da questa lunghezza alla pelata senza tentennamenti. Altre priorità… Vabbé, domani "forse" andrò dal parrucchiere. Il post originale è qui Pubblicato il marzo 17, 2015 di unazzurrocielo Sempre dalla sacca dei ricordi…
Percorro il corridoio del Day Hospital accanto all’infermiere col sorriso che mi è venuto a chiamare in sala d’attesa. Un corridoio che all’inizio, alle prime terapie mi sembrava lunghissimo forse inconsciamente lo paragonavo al percorso che dovevo fare per curare il mio cancro… Entriamo nella stanza , mi siedo in poltrona e mi guardo attorno. Guardo il cielo azzurro fuori dalla finestra il cielo, il mio cielo azzurro…. Stanza 23…. C’è la signora ultraottantenne incredula che alla sua età debba anche combattere un cancro. Ha avuto tante vicissitudini nella sua vita ma mai avrebbe pensato che le sarebbe capitato anche un cancro… E dillo a me, ho pensato io… Poi , nel letto di fronte c’è una donna un pò più grande di me forse qualche anno in più. Ha la testa spelacchiata, i capelli le sono caduti non tutti o forse le stanno ricrescendo piano piano Sfoggia la sua testa con naturalezza Mi fa tenerezza vederla senza capelli mi fa ripensare a qualche mese prima quando anche io avevo una testa spelacchiata ma che portavo sempre coperta da una bandana o un foulard Mai sarei riuscita a sfoggiare la mia testa pelata… mai mi sono guardata allo specchio in quei mesi… I nostri sguardi si incrociano ci sorridiamo con tenerezza, ci comprendiamo, forse i nostri pensieri sono all’unisono forse lei , vedendomi, pensa che fra qualche mese riavrà i capelli, magari anche più belli di prima ce li siamo meritati dei bei capelli! Poi, nell’altro letto c’è una signora , distinta, capelli lunghissimi, belli, sembrano quasi veri… Passa quasi tutto il tempo al cellulare conversando e programmando una serata a cena in pizzeria con gli amici… La vita che scorre, la vita che modelli attorno ai tempi delle terapie , degli effetti collaterali, delle visite, delle analisi, dei vari controlli, perchè il tuo tempo è assorbito dal prenderti cura di te stessa e cercare di sconfiggere il cancro, il tuo tempo che ora ha avuto un cambiamento di rotta e che se, fortunatamente riavrai, dovrai riconvertirlo e sarà come riprogrammare la Vita… Il post originale qui Pubblicato il giugno 5, 2014 di mamiga72 Ultimamente dedico molto tempo alla cura del mio corpo.
Non c’è un motivo particolare. Sarà la crisi dei quarant (uno) anni, che mi vede davanti allo specchio mentre mi fisso i capelli bianchi e le prime rughe sotto agli occhi e con la testa pensare “tinta, crema contorno occhi, subito!”, con la stessa enfasi con cui si programma un pellegrinaggio ad un santuario (io lo faccio al super dei detersivi e cosmetici). E l’ora del riposo pomeridiano, che fino a un po’ di tempo fa trascorrevo col ricamo o l’uncinetto in mano e i video de “la Tata” (visti e stravisti, conosco i dialoghi a memoria) in sottofondo a tenermi compagnia, da settimane ha il sottofondo dei video di una tizia, triestina, simpatica, che tra l’altro mi assomiglia anche, che fornisce i suoi consigli sul trucco e la cura della persona. Ma sarò scema? Sono regredita allo stato adolescenziale! Alla mia età e con una famiglia da mandare avanti! Ma è normale? E poi, mi chiedo, con tutto quello che ho passato, non dovrei avere altro per la testa? Che tutti mi dicono “eh, dopo il cancro capisci il vero peso delle cose, capisci che sono davvero poco le cose per cui sbattersi, comprendi che la salute è tutto e quando hai riguadagnato la tua vita tutto il resto è aria fritta”. BALLE. Dopo il cancro sono tra le tante fortunate che ha trovato la vita e non la morte. A 37 (trentasette!) anni ho vissuto l’inferno della chemio, dell’intervento e della radio che mi hanno sfigurato togliendomi, quanto alle sole cose visibili dal di fuori, i capelli in cambio di venti chili in più. Ne sono uscita, ho ristabilito gli equilibri (visibili) tra capelli (e che capelli! Mai avuti capelli così belli in vita mia come nel dopo-chemio, li sto lasciando crescere luuuuuuuunghi, per recuperare) e chili, tutto il resto è storia. E poi? Perchè devo essere agli occhi degli altri e ai miei “quella che ha avuto il cancro” vita natural durante? Come se non bastassero le mie cicatrici a ricordarmelo ogni volta che faccio la doccia. Come se non bastassero il mio cardias che fa il lavativo, il cuore ballerino, i tatuaggi della radioterapia sul petto e sui fianchi, gli sbalzi d’umore e le vampate di un periodo che fisiologicamente avrei dovuto passare tra dieci anni od oltre, a ricordarmi ogni giorno “hai-avuto-il-tumore-al-seno”. Ma devo portarlo scritto in viso a tutti i costi? No, non voglio e non lo farò. Uscita dal tunnel, l’unica cosa che ho desiderato davvero, dal profondo del cuore, è stato riappropriarmi della mia vita. Lo scrissi anche, al tempo. Riavere la vita di una quarantenne normale. Senza ciclo mestruale, tranciata la possibilità di avere un altro figlio come speravo e desideravamo tanto (ma è un altro discorso, e lungo), ma per il resto delle cose… normale. E a quarant’anni spero che sia normale anche iniziare a guardarsi allo specchio e piacersi, ma desiderare di piacersi ancora di più, perchè il tempo fa comunque il suo lavoro. E poi ammettiamolo va là, giocare coi trucchi mi è sempre piaciuto un fracco fin da adolescente, quando compravo il Dolly (qualcuna si ricorda il Dolly? Un giornalino, un mito), c’era in regalo la matitina per occhi o il lucidalabbra di turno e pasticciavo allo specchio con una mia cugina coetanea sentendoci pheeghe ma in realtà dipingendoci da far ridere i polli. Di nascosto alla mamma, chiaro. Ad oggi c’è la gioia di una che si è potuta permettere un giocattolo desideratissimo, quando scopre al super di cui sopra una cipria trasparente in polvere libera nello scaffale delle creme per il viso (anzichè in quello del make-up) a soli sei neuri e qualcosa, per curiosità Googola, scopre che è la migliore sul commercio nonostante sia difficile recuperarla perchè di una marca vecchissima e ormai fuori moda, va ad acquistarla (sprecona!), la prova e le sembra di concedersi una coccola che neanche il Fimble elettronico che mettevo nella culla del Power per farlo addormentare era così dolce e melenso. Oggi mi trucco un filo ogni mattina anche se non devo uscire, perchè ho letto da qualche parte che se fare la casalinga è il tuo lavoro, la mattina devi prepararti come se andassi al lavoro. Dunque, tra una passata di aspirapolvere, una di straccio e lo scarico della biancheria dalla lavatrice, quando incrocio uno specchio o una vetrina muovendomi per casa voglio vederci riflesso qualcosa di piacevole, non un carciofo con gli occhi da pesce lesso che all’una ha la faccia di chi si è appena alzata dal letto. E ancora, mai soddisfatta, mi scopro indugiare davanti allo specchio per un tempo interminabile prima di decidere di infilarmi le scarpe ed uscire. E sforzarmi di abituarmi di nuovo a portare i tacchi come anni fa, prima che l’artrite mi rovinasse i piedi: venti chili in meno che pesano sui piedi mi permettono di rientrare nelle mie scarpe quelle-belle-che-veneravo, un po’ di sforzo per riadattare la loro forma alle mie nuove zattere e qualche cerottino e la mia autostima ne guadagna. Sono malata. Od ho solo quarant (uno) anni. Poi una mattina, mentre prendo il caffè delle dieci e mezzo col Gatto Alfa che è ancora a casa in infortunio (proprio come la pausa caffè di chi lavora fuori), ricevo il più bel complimento che le mie orecchie abbiano mai udito. “Tu non sarai mai una sventola, di quelle che fanno girare gli uomini quando passano per strada. Non lo sei, puoi sforzarti quanto vuoi di essere sexy come quando avevi vent’anni, ma sei cambiata. Sei una donna solida. S-O-L-I-D-A. Su di te si può contare, sei una bella quarantenne ma non sei frivola. Sei una donna con gli attributi”. Cioè… io? Solida? Sicuro?Scusa Mamigà, ma è molto, molto meglio di Sventola. Una Solida con eyliner, mascara, tacchi e cipria. Il post originale qui Pubblicato il aprile 26, 2012 di rominafan Alcuni giorni fa, sul sito di Repubblica, è stato pubblicato questo articolo.
Mi sono immediatamente venuti alla mente alcuni commenti che sono stati fatti a me e che di certo non mi hanno fatto piacere. Ora, sarò sincera. E’vero che a volte il malato può essere un po’ permaloso, ma non è neanche troppo da biasimare. Alcune sortite si potrebbero assolutamente evitare. Se non si sa cosa dire, forse la cosa migliore è tacere, piuttosto che improvvisare perché ci si sente in dovere di dire qualcosa. Qualsiasi cosa. Nel bestiario del chemioterapico, qui sul Codice, trovate alcune situazioni limite, spesso anche piuttosto spassose. Ma non tutti i commenti, non tutte le frasi buttate lì a caso suscitano ironia. A volte feriscono e feriscono durante e dopo la chemio. Mai nessuno mi ha ferita in tutta la mia vita (a prescindere dal cancro) come questa professoressa universitaria, ma non è stata lei la sola ad avermi profondamente urtato. Che poi, ho notato una cosa: le frasi che urtano sono più o meno le stesse per tutte, ma a volte cambiano le motivazioni che ci portano a vedere una certa uscita come irritante. Nella top ten dei commenti che mi hanno irritata maggiormente metterei, in ordine sparso: 1) “Fatti coraggio”: una volta me lo disse persino uno zio del mio ex che non avevo mai visto e conosciuto prima. Ero stata invitata alla comunione di suo figlio. Lui venne da me, mi poggiò la mano sulla spalla, e invece di presentarsi, come prima cosa mi lanciò questo “fatti coraggio”. Fattene tu, coraggio, che ne hai più bisogno di me. Dio, che urto! La prima cosa che mi veniva da ribattere ogni volta era “ma che diavolo ne sai tu del coraggio?! Che ne sai tu cosa vuol dire venire sbattuti in trincea a vent’anni mentre intorno a te la gente muore? Non è coraggio. Io non ho scelto di fare quello che faccio. Io sono costretta a farlo, che è molto diverso. Io non sono coraggiosa. Io me la prendo in quel posto, che è ancora più diverso. E cerco di farlo con buona grazia. 2) “E dai che i capelli sono l’ultimo dei problemi”: sicuramente la perdita dei capelli non è letale. Ciò non di meno, perdere i capelli – oltre al discorso estetico che comunque c’è – è quel che mi identifica al mondo come malata di cancro. E come se io potessi vedere la mia malattia. 3) “Ma lo sai che proprio non si direbbe che sei malata? Sei un fiore!”: si, un fiore di plastica con i petali tutti stropicciati. Ne riparleremo quando sarò piegata in due sul water a vomitare pure gli occhi. Il chemioterapizzato non è necessariamente uno zombie per il 100% del suo tempo. Esistono terapia diverse, con effetti collaterali diversi, praticate su persone diverse. Per il 90% del tempo forse sì, si è oggettivamente degli stracci, ma c’è un margine che tendiamo a sfruttare al meglio. 4) “Se continui a dare esami all’università, è segno che la chemio non è così brutta e puoi studiare”: un corno! Significa solo che non posso mettere il naso fuori di casa perché sono immunodepressa e quindi ho molto, molto, molto tempo per studiare. E mentre prima potevo permettermi di iniziare a preparare l’esame una settimana prima della data prevista, ora devo farlo con molte settimane di anticipo, perché non so quante e quali saranno le giornate no. 5) “Se la racconti non era così grave/evidentemente era benigno”: No, se la racconto è perché sono stata fortunata, esattamente come tutti quelli che ce la fanno. Ho visto prognosi tutto sommato facili che sono state, purtroppo, completamente smentite. Inoltre, basta con questa confusione tra tumore benigno e maligno. Non è che chi sopravvive aveva un tumore benigno e chi non ce la fa lo aveva maligno. La differenza è molto meno grossolana. 6) “Ora è tutto finito: dimentica”: si, certo, che ci vuole. In fondo le persone non sono il frutto delle loro esperienze e, comunque, questo è un episodio talmente marginale nella mia esperienza umana che posso tranquillamente metterlo da parte. Poi, via, chi l’ha mai più visto un medico dopo quel fatto?! Ogni volta che me lo dicono rimango basita. Ma si rendono conto di quello che dicono?! Riflettono prima di parlare?! 7)”Si, ma dai, il linfoma è tra i migliori tumori che ti possono capitare”: per carità, tecnicamente è vero. Peccato che, ciò non di meno, la prima cosa che mi viene da ribattere è “Eh, infatti, pensa che fortuna che ho avuto!”. Ricordiamoci che se Atene piange, Sparta non ride. Sparta vomita come un pozzo di petrolio, ha dei giorni in cui non si regge in piedi, ha le ossa che fanno male e i suoi globuli bianchi sono solo un lontano ricordo, con tutti gli annessi e connessi. 8) ”Ok, allora adesso ci vuole proprio un bambino!”: allora, questo è il genere di esternazione che non dovrebbe mai essere fatto a prescindere. Questo come regola generale. Una persona potrebbe non aver mai avuto problemi di salute in vita sua e comunque non volere assolutamente dei figli. Sono affari suoi. Oppure potrebbe avere serie difficoltà di concepimento per vari motivi e sentire una pugnalata ogni volta che arrivano queste battute. Oppure potrebbe avere problemi economici/lavorativi/logistici per cui non può avere figli in un certo momento. E poi, santa pazienza, ma se per caso dopo sei mesi di chemio io proprio non potessi più averne? Questo non vi è passato per la mente? Io rientro tra le fortunate che, test di fertilità alla mano, sembra non aver subìto danni in tal senso. Ma io, per l’appunto, faccio parte della schiera delle fortunate. Non sono cose da chiedere. Mi fa piacere, però, quando a chiedermelo è la mia ematologa: lei ha la parete dello studio coperta di foto dei figli di pazienti. Immagino che per un medico, quando un paziente ha un figlio dopo la chemio, il traguardo raggiunto valga doppio. 9) “Ma Tanto tu sei forte. Cosa vuoi che sia per te questo problema familiare/lavorativo/vattelappesca dopo quello che hai passato. ” : Questa mi manda in bestia. “Tanto tu sei forte” è la tipica frase che mi fa diventare idrofoba. Io, a volte, vorrei non essere forte, perché tanto poi la mia forza viene usata contro di me. Altre volte, invece, mi capita di non sentirmi forte abbastanza, pensate un po’. Capiamoci una volta per tutte: tutti i raggi che il malato di cancro si becca, non ne fanno un supereroe insensibile alle difficoltà della vita. La prospettiva rispetto ai problemi sicuramente cambia, ma non siamo dei robot. Vi sto per lasciare una grande verità: l’ex malato di cancro, si incazza come tutti. Forse meno, ma come tutti. 10) ”La prevenzione e la vita sana non servono a niente. E’solo questione di fortuna: tu non hai mai fumato, non ti sei mai drogata e non sei alcolista: eppure ti sei ammalata”: non cerchiamo giustificazioni per i nostri vizi. Sono vizi, punto. Nessuno giudica. E’vero, io ho uno stile di vita abbastanza sano eppure mi sono ammalata. Come si sono ammalate mia nonna e mia mamma. Non perdiamo di vista la genetica. E la sfiga. Non sono una di quelle che non si è mai bevuta più di un cocktail nell’arco di una sera o che va al MacDonald’s una volta ogni tre anni perché fa male. Non mi tratto come una bambola di porcellana. Non ho intenzione di campare da malata per morire sana, ma evito i comportamenti che sicuramente sono potenzialmente nocivi. E non mi venite a dire tanto pure l’aria che uno respira fa male. Si, è vero. Lo smog potrebbe fare veramente male alla salute. Ma smettere di respirare sicuramente uccide. Ci sono comportamenti che non possiamo evitare, altri di cui possiamo fare a meno. Io sono sempre del parere che andarsi a cercar rogna non valga la pena. Ricordiamoci sempre che un malato di cancro non deve essere trattato come un cancro. Deve essere trattato come una persona. LA MALATTIA NON VA MAI ANTEPOSTA ALLA PERSONA. Se si è in confidenza, vanno bene battute di spirito, umorismo nero, sincerità e domande. Se non si sa cosa dire e si è fortemente in imbarazzo, anche il silenzio può essere una buona soluzione. Tanto il malato capisce che interfacciarsi con lui può essere difficile. Il post originale è qui |
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April 2020
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